Oggi pomeriggio è mancato Albino Marchi. Con lui se ne va un pezzo del Rock Master di Arco e un’esperienza che non ha eguali nel panorama degli eventi dell’arrampicata.
Arcense doc, classe 1947, Albino Marchi è stato una personalità di spicco ma anche di “servizio” per la sua città. Ad Arco e al suo territorio, infatti, ha dedicato tutta la sua vita e tutta la passione di cui era capace. A cominciare dalla presidenza dell’AMSA, la Municipalizzata che gestisce il Palazzo del Casinò, i campeggi e la piscina. Per continuare con il Gran Carnevale di Arco, manifestazione che nei suoi 28 anni di presidenza ha re-inventato facendola diventare una delle più conosciute a livello italiano. Per noi però, come per tutti quelli che amano l’arrampicata, Albino è soprattutto il presidente del Rock Master, cioè il patron della più antica e gloriosa gara di arrampicata sportiva del mondo.
Lui, con Ennio Lattisi, Mario Morandini, Angelo Seneci, Giuliano Emanuelli, Sergio Calzà, Bepi Filippi e Diego Finotti faceva parte di quel piccolo gruppo di persone che seppe vedere il futuro e in gran parte anche determinarlo. Era il 1986 e grazie a quei “visionari” Arco divenne il campo di gara del 2° Sportroccia insieme naturalmente a Bardonecchia, la cittadina piemontese che aveva ospitato la prima gara di quello che sarebbe diventato il movimento delle competizioni di arrampicata sportiva. L’anno dopo, nel 1987, nasceva il Rock Master, la gara dedicata ai campioni di questo sport. Una vera invenzione per l’epoca. In pochi avrebbero scommesso che sarebbe nata una sorta di leggenda che continua anche ai nostri giorni. Una striscia ininterrotta che racchiude 31 anni di storia delle competizioni di arrampicata, cioè l’intera storia dell’arrampicata moderna di gara: tutti i campioni sono passati da Arco e dal Rock Master. E Albino, il presidente del Rock Master, c’è sempre stato, era lì con loro.
Difficile raccontare il Presidente. Almeno come l’abbiamo vissuto noi che ci abbiamo lavorato per tanti anni insieme. Era un capo Albino. Nel senso vero del termine. A volte chiedeva molto, anzi pretendeva anche. Insomma a volte non era un uomo semplice ma allo stesso tempo capivi che era un uomo, che lui per te c’era. Per esempio sapeva riconoscere i meriti. E alla fine non ti negava nulla. Anzi se intravedeva la passione, l’impegno, cercava di darti tutto quello che serviva per lavorare al meglio. Poi non era di molte parole Albino; se era contento o meno lo si intuiva da un guizzo degli occhi, un mezzo sorriso, una smorfia appena accennata. Era sempre proiettato sul dopo, su quello che si sarebbe fatto. E aveva una dote impagabile: lui risolveva i problemi. O perlomeno tu credevi che potesse farlo.
A volte magari non riuscivi a capirlo del tutto. Ma di certo rappresentava davvero una sicurezza. Perché Albino aveva le spalle grosse del capo vero, di quello che si assume tutte le responsabilità, che ti protegge anche e che ti permette di realizzare i tuoi progetti. Forse senza di lui, senza le responsabilità (enormi) che si è caricato sulle spalle, il Rock Master non sarebbe arrivato fino a dove è arrivato. Non ci sarebbe stato il Campionato del mondo di Arco. Non ci sarebbe stato Arco Rock Legends e la storia forse sarebbe andata da un’altra parte. Di sicuro sarebbe stato diverso quel Rock Master che lui chiamava “la nostra creatura”. Una creatura che troverà ancora una volta la sua strada ma che, almeno per noi, non potrà prescindere da quell’uomo con quegli occhi severi e quel mezzo sorriso che gli increspava le labbra. Ciao Albino!
Vinicio Stefanello
Il funerale sarà celebrato venerdì 15 febbraio alle ore 14:00 ad Arco nella chiesa Collegiata dell’Assunta, in piazza Tre Novembre.